giovedì, maggio 04, 2006

3 maggio 2006 - lunghe giornate al campo base


Lo so, la vita da spedizione è anche questa: lunghe giornate al campo base ad inseguire le nuvole con lo sguardo. Faccio fatica ad abituarmici. Le ore passano lente ed è il rumore delle pagine lette, che giro con fare automatico, a scandire il ritmo del mio tempo. Leggo volentieri, sdraiato su un materassino, mi crogiolo al tepore di questo sole che scalda poco, ma brucia. I raggi UV sono grandi come sassi da queste parti, le labbra si screpolano velocemente, gonfiandosi come salsicciotti, e la pelle passa in un battibaleno da un rosso aragosta ad un misero strato di cellule morte che si staccano a strati.

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29 aprile 2006



ECCO DOVE SIAMO ARRIVATI!

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28 aprile 2006 - finalmente in azione


Rispetto a due giorni fa siamo gia molto più veloci segno che l’acclimatamento sta procedendo bene. Non sono passate neanche tre ore che siamo gia in prossimità delle tende del campo1 a 5600m. Un posto magnifico, un cocuzzolo con una vista stupenda. L’unico inconveniente è che il posto è molto ripido e così le tende sono lì, appese, pronte a scivolare a valle, trattenute solo da pezzi di corda ancorata a grossi massi. Non dev’essere molto comodo dormire in questa situazione, col baricentro puntato sempre a valle.

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26 aprile 2006 - verso campo 1


Saliamo con calma, oggi la fretta non è di casa. Ci fermiamo a filmare e a fotografare. La tracci fa un giro immenso per arrivare alla cresta di sud-est. Un semicerchio infinito, bianco, che corre lungo la cresta di una morena. Le parole non servono, avanziamo in silenzio, spinti dalla curiosità di ciò che sta oltre il prossimo dosso. La parete dell’Ama Dablam cambia prospettiva e quello che prima sembrava difficile, ora si è ammorbidito, mentre quello che sembrava meno impegnativo si rivela molto più tosto. Per oggi ci accontentiamo di osservare la parete, siamo saliti di seicento metri rispetto al campo base e, sdraiati su un sasso, ci lasciamo trasportare ognuno dai propri pensieri.

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25 aprile - Meta campo base


Il passo si fa più lento, la quota incomincia a farsi sentire, ma la gioia di poter finalmente entrare in azione ci fa mettere la quarta. La neve, ora, ci arriva al polpaccio, ed il sole inclemente non facilita il cammino. Si scivola facilmente lungo questa pista, un misto di neve fradicia e fango, ma dove portatori equilibristi riescono tranquillamente a proseguire come niente fosse.


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